Leggendo la storia di questo gioco forse sarete un po' sorpresi nel vederlo recensire su uno spazio come il nostro. Cast of the Seven Godsends - Redux è infatti un titolo un po' atipico: è un gioco di azione/avventura realizzato da due ragazzi italiani che ricalca, grosso modo, le meccaniche di uno dei capolavori giapponesi, donatoci da Capcom, che hanno fatto la storia delle sale giochi e delle console.
Stiamo parlando di Makaimura, conosciuto in occidente come Ghosts 'n Goblins, che narra le gesta di Sir Arthur per riconquistare la sua amata. Pur essendo un platform, lo stesso genere di Super Mario, si differenziava molto dal titolo Nintendo per i toni più cupi e per varie meccaniche di gioco tra cui la possibilità di cambiare arma, tra 5 e di vestire un'armatura atta ad assorbire un colpo nel caso Sir Arthur veniva colpito. Tutto ciò al prezzo dell'armatura stessa che veniva quindi distrutta, lasciando il povero eroe letteralmente in mutande.
La saga ha avuto anche un seguito, anch'esso proposto in sala giochi e sulle console, due giochi per iOs che non ci hanno lasciato propriamente soddisfatti e un titolo dalla grafica rivisitata e con meccaniche più moderne per PSP. Vale a dire Ultimate Ghosts' n Goblins che, a parere nostro, è uno dei giochi più belli disponibili sulla vecchia portatile Sony e siamo molto dispiaciuti che, almeno in Europa, il titolo non sia mai arrivato sul PSN e quindi nessuna compatibilità con PS Vita che è rimasta orfana di una saga storica ma non del personaggio (Sir Arthur ha raggiunto una fame così grande da diventare un lottatore in Marvel VS Capcom 3 dopo una comparsata come assistente nel primo titolo della serie).
Essendo la saga un po' scomparsa dai riflettori, i ragazzi di Raven Traver Studios hanno pensato bene di proporre un titolo ispirato a quella serie con omaggi anche ad altri grandi giochi arcade dei tempi andati (uno su tutti: Megaman, ovvero Rockman). La versione Redux ricalca la versione Steam uscita già qualche anno fa e ci propone le gesta di padre per salvare il suo figlioletto rapito dai soliti demoni. Per farlo si avvarrà dell'ausilio di alcune armature fornite dagli Dei (anche in Ultimate Ghosts 'n Goblins l'eroe aveva accesso a vari tipi di armature) e di varie armi. I due elementi combinati, poi, daranno vita a poteri speciali sempre più forti che si possono evocare semplicemente tenendo premuto il tasto d'attacco (l'altro, unico tasto, serve invece a saltare).
Presi da una grande curiosità, abbiamo pre-ordinato il titolo sul PSN (ma è disponibile anche per XBOX) e l'abbiamo giocato immediatamente. Queste sono le nostre prime impressioni, su tutti gli aspetti più importanti del gioco: dinamiche, musiche, ecc
Ovviamente, i pareri sono molto personali e così vi chiediamo di prenderli. Il nostro intento è farvi conoscere il gioco evidenziando sia pregi che difetti. Cominciamo!
Le armature ed i poteri sono ben caratterizzati e alcuni ci sono piaciuti particolarmente in quanto danno nuova linfa a meccaniche che, probabilmente, al giorno d'oggi non riuscirebbero a soddisfare tutti i palati. I poteri ci hanno ricordato un po' le armi che Megaman può ottenere sconfiggendo i boss anche in virtù del fatto che sono ispirate ai vari elementi (Fuoco, acqua, terra...). Non c'è niente di meglio che congelare un nemico e riempirlo di colpi mentre è inerme o evocare un fungo gigante per avvelenare il boss di turno. Le armi, invece, non hanno stuzzicato particolarmente il nostro interesse anche perché il gioco non è stato affatto generoso nel farcele cambiare. Abbiamo trovato, infatti, che rispetto al titolo da cui prende ispirazione il drop delle armi sia davvero molto risicato. Inoltre ci è parso che la spada sia davvero sgravata: basti pensare che per uccidere un boss in particolare ci è bastato semplicemente restare fermi in un angolo e premere continuamente il pulsante di attacco.
Parlando di elementi sgravati, la serie di Makaimura è conosciuta per la sua difficoltà davvero alta e per alcuni frustrante a tal punto che la Capcom ben pensò di inserire una modalità per "principianti" nella versione Ultimate per Sony PSP. Questo titolo non si discosta molto da quella difficoltà.
Al contrario, ci ha dato l'impressione che voglia elevarla ancora di più. Sia chiaro, in Maikamura i checkpoint erano un sogno lontano in quando ne esisteva solo uno a metà del livello mentre nel titolo italiano sono ben più frequenti solo che in alcuni punti la loro distribuzione ci ha lasciato qualche dubbio. Per esempio nel terzo livello c'è un boss di metà stage e ad ogni morte ci siamo dovuti rifare una sezione platform (per carità, una quarantina di secondi) che ci saremmo volentieri evitati.
A proposito di quel "mini" boss, tenete presente che il trofeo ad esso relativo sembra essere buggato visto che al momento della scrittura è l'unico fermo a 0.00% come diffusione e che è impossibile non ottenerlo per chi, come noi, ha terminato il gioco. Qualche boss e qualche sezione platform (in particolare nel secondo e nell'ultimo livello) ci sono parsi forzatamente difficili perfino nella modalità "Facile" che non è proprio una passeggiata nel parco. Certo, per terminare il gioco a quella difficoltà basta pure un'oretta e mezzo abbondante di cui però forse un'ora intera è spesa per le continue morti in alcune frangenti. E parliamo del livello "Facile". I livelli di difficoltà più avanzata, tra cui quello Retrogamer, sembrano far impallidire perfino Sir Arthur tanto che sono ardui. Probabilmente a voi lettori riuscirà più facile destreggiarvi con il personaggio e magari ci racconterete la vostra esperienza.
Sul comparto grafico c'è poco da dire, le animazioni non sono particolarmente elaborate ma alcuni disegni sono davvero ispirati. L'unico appunto che ci sentiamo di muovere è relativamente al contrasto di alcune sequenze dove è difficile distinguere i colpi dallo scenario o da tutto il resto che c'è a schermo. Non vi aspettate, certo, la qualità della versione Ultimate di Maikamura: parliamo di budget e progetti ben diversi. Inoltre, tralasciando qualche refuso perdonabile, alcuni testi hanno la tendenza ad uscire fuori dallo schermo, verso destra, ed essere quindi tagliati a metà. Ci riferiamo ai titoli dei livelli quando si è sulla mappa. I testi dei dialoghi, pochi dato il genere, sono sempre centrati ma i pulsanti hanno una sensibilità troppo alta e basta premere un po' di troppo per saltare tutte le parole. La storia è molto classica e non offre di certo spunti narrativi interessanti (nè ce ne aspettiamo, dato il genere) quindi non è che sia un problema importante.
Sul fronte sonoro non siamo impazziti, le musiche ci sono parse molto anonime e dimenticabili (ancora canticchiamo il motivetto del primo livello di Maikamura). In particolare, durante uno scontro con un cavaliere nero, abbiamo sentito uno strumento ripetersi piuttosto spesso risultando un po' fastidioso. Considerando, poi, quante volte abbiamo dovuto rifare il livello... Ah, sì, non escludiamo di non essere degli ottimi giocatori per quanto riguarda i platform (anche se chi vi scrive non ha avuto problemi a portare a termine vari Megaman ed anche i titoli di Sir Arthur) ma il gioco non ci è venuto incontro: al di là della difficoltà a tratti frustrante siamo incappati anche in qualche bug. In particolare il cavaliere nero non voleva saperne di muoversi o ricevere danni e pertanto abbiamo dovuto riavviare il livello e rifarlo da zero. Stessa sorte, ma è bastato morire un paio di volte e ripartire dal checkpoint per ripristinare la situazione, è capitata con un altro boss.
A parte questo e, come detto prima, un bug sui trofei non abbiamo riscontrato molti problemi. I controlli sembrano, infatti, rispondere in modo piuttosto preciso all'input dato e ci hanno affatto ostacolato durante la nostra prova.
Per quanto riguarda la durata del gioco diciamo che è molto soggettiva. In sé potete finire i livelli in un paio di ore al massimo ma essendo un gioco dalla natura arcade vorrete giocarlo a tutti i livelli di difficoltà disponibili e migliorare il vostro punteggio. Noi non ce la siamo sentita di finire tutto il gioco nelle difficoltà più ardue onde evitare traumi da impatto al gamepad redazionale ma, se avete pazienza, di certo non è impossibile.
Nonostante nelle nostre prime impressioni siano stati evidenziati diversi difetti, noi ci sentiamo di consigliarvi il gioco per due ragioni; la prima è legata sicuramente agli sviluppatori: titoli del genere sviluppati da ragazzi italiani vanno sostenuti, in modo che il mercato li accolga sempre più in modo più favorevole. Il nostro lavoro di critica dettagliata è mirato anche a spingere i ragazzi di Raven Traver Studios a conoscere la nostra esperienza di gioco e, perché no, a provare a sistemare i bug.
Ma sopratutto ci sentiamo di spingervi a giocare coloro amano cimentarsi quotidianamente in nuove sfide e sentono la mancanza di titoli difficili, che diano filo da torcere. Vi assicuriamo che anche in modalità easy avrete pane per i vostri denti!
Prime impressioni su Cast of the Seven Godsends - Redux
Reviewed by Unknown
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